Opinione Pubblica
Luglio ha visto visto impennarsi il numero della vittime del governo di Kiev
Questo luglio le attività militari dell’esercito ucraino nel Donbass hanno raggiunto il picco. Il numero di attacchi sul territorio del Donbass ammonta a centinaia al giorno. Difficilmente passa giorno senza che civili residenti nelle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk (DNR e LNR) cadano sotto gli attacchi ucraini, e che case ed infrastrutture delle città vengano distrutte. Ogni giorno, i rappresentanti delle Repubbliche del Donbass registrano l’arrivo di armi pesanti ucraine sul confine, vietate dall’accordo di Minsk.
Al vertice della NATO a Varsavia è stata osservata la violazione della tregua da entrambe le parti, ma la NATO ha dovuto ammettere la responsabilità ucraina.
Il 6 luglio, il vice Ministro degli Esteri russo, Karasin, ha incontrato gli ambasciatori di Francia e Germania in Russia, e ha espresso preoccupazione per la situazione nel Donbass per via delle azioni pericolose dell’Ucraina. In un comunicato che Karasin ha rilasciato dopo l’incontro, è stato affermato apertamente che le autorità di Kiev si stanno preparando a riprendere la guerra nel Donbass. Lo stesso giorno, su iniziativa del presidente Putin, si è tenuto un colloquio telefonico tra il leader russo ed il presidente Obama. Uno dei temi principali del colloquio è stata proprio la situazione nel Donbass.
Gli USA rifiutano, tuttavia, di fare pressione su Kiev e di forzare il governo ucraino a sottostare agli accordi di Minsk. In occasione del vertice NATO, la Russia è stata accusata di aggressione contro l’Ucraina in Crimea e nel Donbass, e al governo di Kiev sono stati promessi aiuti militari statunitensi per il valore di 500 milioni di dollari.
Inoltre, è stata istituita una commissione G5 + Ucraina per sostituire il procedimento “formato Normandia” per la soluzione del conflitto in Donbas. La Russia è esclusa dalle trattative di negoziazione per il Donbass, ma continua ad essere ritenuta responsabile per la realizzazione degli accordi di Minsk.
La Russia si troverebbe quindi ad affrontare un ulteriore isolamento, oltre che la pressione militare e politica della NATO, mentre le Repubbliche del Donbass devono affrontare i nuovi bombardamenti.
Secondo i rappresentanti del DNI locale, la situazione dell’estate 2016 nel Donbass ricorda le settimane più buie dell’estate del 2014. L’artiglieria ucraina in questo periodo sta bombardando le città del territorio, tra cui Donetsk, città di un milione di persone. L’Ucraina ha concentrato quasi tutte le unità disponibili del suo equipaggiamento militare sulla linea di demarcazione con le Repubbliche di Donetsk e Lugansk — oltre alle truppe, anche i lanciarazzi “Grad”, che si trovavano in origine vicino a Chernobyl. Si tratta di un meccanismo radioattivo, e perciò pericoloso per la salute dell’equipaggio.
Secondo i rappresentanti del DNI locale, tutto questo verrebbe svolto al fine di mettere in atto una “blitzkrieg”: la sconfitta delle Repubbliche del Donbass in una battaglia rapida.
Al momento, la popolazione di Donetsk ammonta a circa ¾ rispetto al numero degli abitanti prima della guerra, ed i bombardamenti continuano. Kiev sembrerebbe condurre la politica della terra bruciata nel Donbass, zona dissidente al governo, anche al fine di minare il morale dei cittadini locali.
Pertanto, la Russia si vedrebbe costretta a proteggere la popolazione del Donbass con qualsiasi mezzo, compresi mezzi militari. Ma finora sono ancora in corso i mezzi diplomatici. Il 13 luglio, il presidente Putin ha tenuto colloqui telefonici con Angela Merkel e François Hollande, e ancora una volta ha espresso profonda preoccupazione per i pesanti bombardamenti ucraini sul Donbass.
Silvia Vittoria Missotti